martedì 23 febbraio 2010

Ostie and chips

Da qualche tempo non ho più la fede.
Intendo quella al dito.
Quella al cervello l'ho tolta verso i 12 anni, nel momento in cui mi resi conto che l'unico motivo per il quale prendevo la comunione era il sapore dell'ostia.
Adoravo quel dolce sapore di grano sciogliersi in bocca.
Avevamo un amico prete all'epoca che aveva una piccola chiesa ricavata all'interno di un garage.
Faceva al massimo 40 coperti o dieci posti auto.
Un giorno scoprii che nell'armadietto della sagrestia aveva una tale scorta di ostie da poterci comunicare due interi concerti degli Europe o in alternativa le prossime quattro generazioni di vecchiette.
D'altronde erano gli anni '80 e gli Europe andavano fortissimo. Le vecchiette un po' meno.
Sgranocchiavo quelle ostie come fossero patatine nell'attesa che iniziasse la messa cosicché al momento della comunione, quando mia nonna mi esortava a prendere l'eucarestia, rispondevo semplicemente "no grazie. Magari se ci fosse una coca...".
Mia nonna pensava fossi un senza Dio. Ero solo sazio e assetato.
Alla fine il nostro amico prete dovette iniziare a comunicare le vecchiette con le chipster.
Smisi.
Mia nonna aveva il colesterolo alto ed era molto religiosa.
Quando le ostie tornarono sull'altare, le vecchiette insorsero in massa lamentandosi del pessimo servizio offerto: aspettavano con ansia anche due olivette e uno spritz.
Ma sto divagando e il divagar m'è dolce in questo mare. Soprattutto a giugno e settembre.
Da qualche tempo non porto più la fede al dito, dicevo, e il numero dei sorrisi femminili nei miei riguardi si è più che triplicato.
Non che la cosa mi dia fastidio anzi, una donna che sorride è uno degli spettacoli più belli che si possa vedere in natura. L'unico problema è che ormai il mio ego è talmente smisurato che ha cominciato a chiedermi gli alimenti e un appartamento in centro.
E dire che ho smesso di metterla solo perché mi dava fastidio e sfilandola in continuazione avevo paura di perderla.
D'altronde se due persone decidono di stare assieme, come me e la mia compagna di vita, non è uno stupido cerchietto di metallo a farli stare assieme.
E' il mutuo.