mercoledì 6 giugno 2007

Pezzi di me...

Come ogni buon palermitano all'estero (o in-continente come si direbbe dalle mie parti) sa bene, esistono solo due modi per placare lo spinno di rosticceria quando ti assale:
a) Recarsi a Malpensa e prendere un aereo che lo riporti in patria. Dire una preghiera in volo per aiutare il pilota a centrare la pista dell'aeroporto. Dirigersi baldanzoso verso il baracchino dell'autonoleggio per affittare una macchina. Aspettare che l'addetto torni dalla pausa caffè. Ritirare la macchina facendo presente che il bozzo sulla carrozzeria c'era già da prima. Imboccare l'autostrada per Palermo. Districarsi nel traffico della circonvallazione. All'altezza del ponte di via Belgio girare per lo stadio, ricordandosi che in città la precedenza non è obbligatoria ma solo a totale discrezione di chi guida l'auto che vi incrocia. Dirigersi verso la statua alla volta del bar Alba, o verso la marina al bar Rosanero, o verso il Malaspina dai fratelli Ganci (o se ce la fate, fare un tour di tutti e tre per assaporarne le differenze). Parcheggiare. Pagare il caffè al parcheggiatore abusivo. Entrare nell'agognato eden gastronomico. Sbutriarsi di pezzi come un maiale.
b) Andare al supermercato abituale vicino la propria residenza, comprare il necessario e farseli da solo.

Ora, se anche voi come me non siete un fotografo ricatta vip osannato da Studio Aperto o un idiota senza arte nè parte convinto che il male si possa agevolmente sconfiggere con una pastiglia per lavatrici, ma siete solo degli onesti impiegati che spendono i loro pochi soldi in mutuo, scarpe per i figli e libri, la prima opzione vi risulterà alquanto onerosa dal punto di vista finanziario. Non vi resta altro che scegliere fieri e allegri la seconda opzione (rimandando lo sfondamento live a quest'estate) perché... dove lo mettete il prio di farli voi?
Ora, come ogni buon palermitano sa bene, la pasta dei pezzi non è la solita rozza pasta per la pizza, ma è la pasta delle briosce. Quella soffice, vellutata e zuccherina pasta avuta in eredità dai francesi. Quindi, volendo fare le cose a regola d'arte (almeno questo!), mi preparo per tempo all'evento: la mia prima preparazione della rosticceria in terra straniera!
Inserisco i termini "impasto rosticceria palermo" su google sperando che qualche anima pia abbia inserito la ricetta dell'impasto sul web. Come tutto ormai, nulla sfugge al grande motore yankee. Trovo tre centinaia e oltre di risulati più o meno attinenti. Inizio a filtrare tutte le minchiate scritte dai vari sedicenti cuochi di origine non panormita. Quando avevo quasi perso le speranze... eccola! EUREKA! Lì. Annegata tra i risultati. Nel post di una connazionale emigrata come me, che benedico. Dice che suo cugino lavora in un grande bar di Palermo. Se sia vero o no, poco importa. L'importante è il risultato. Vedo le foto. Sono convincenti. Dice arancinE e non ArancinI. E' la prova definitiva. E' di Palermo. Copio e incollo la ricetta al volo su un foglio word. Ne invio subito una copia alla stampante aziendale. Ritiro il foglio figurandomi già con le mani sulla spianatoia ad impastare quelle piccole delizie salate. Calzoni, rollò, crostini, ravazzate, pizzette.
Chiamo mia moglie: "Amò... l'ho trovata! La ricetta dei pezzi!".
Lei ovviamente capisce subito di cosa sto parlando e come una bambina in attesa di un regalo mi fà "Allora me li fai? Li facciamo? Daiii!! Siii!!".
In fondo basta poco per essere felici. Sabato o domenica ci provo.
Sono le 18.50. E' l'ora di chiudere.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Sei un mito!!! Divertente e realistica come niente!!!! Sergio