giovedì 23 luglio 2009

Che lavoro fai?

Il signor F. era un uomo normale e lo era fin da piccolo.
Il signor F. ogni mattina si alzava alle 06:30.
Doccia, dentifricio alla menta sullo spazzolino che cambiava regolarmente ogni mese, filo interdentale. Deodorante per le ascelle e due gocce di profumo sul collo, quindi passava alla vestizione.
Polo grigia con bande rosse sulle maniche e il logo della TOTAL sul petto, pantaloni grigi anch’essi con bande rosse laterali, scarpe antinfortunistica, berretto.
Il signor F. era un uomo normale e i suoi genitori erano fieri di lui, o almeno suo padre lo era. Sua madre era scomparsa qualche anno prima.
Non beveva e non fumava perché quelli erano vizi che solo gli scansafatiche potevano permettersi, come gli attori o i filosofi, non lui. L'intera economia del Paese poggiava sulle sue spalle e lui questo lo sapeva bene e di questo ne era orgoglioso.
Il signor F. aveva tirato su la sua stazione di servizio dal nulla, ed ora essa si ergeva maestosa nella campagna come una cattedrale nel deserto, dissetando le auto e i conducenti che si fermavano lungo la strada provinciale che dal suo paese portava al successivo.
Nella sua piccola Las Vegas ogni viandante poteva trovare oltre che benzina di ottima qualità, della quale effettuava personalmente il controllo ogni mattina, sigarette, chewingum, fazzoletti e ogni tipologia di deodorante e prodotto per la cura della propria vettura.
Si, a vederlo così realizzato il signor F. appariva agli occhi di tutti come un uomo davvero soddisfatto e in realtà lo era.
La sera, dopo aver chiuso la cassa e attivato la modalità self service, il signor F. chiudeva a chiave il suo ufficio: tre mandate in alto e due in basso, quindi prendeva la sua bella auto che provvedeva a spolverare ogni giorno tra un cliente ed un altro e tornava a casa.
Il signor F. non aveva una fidanzata ma d’altronde non ne sentiva neanche la necessità. Non che le occasioni non gli mancassero intendiamoci, un partito del genere faceva gola a molti padri giù in paese, ma come diceva lui non aveva ancora trovato una ragazza con la quale condividere il suo sogno.
Una bella casa, una bella moglie, due o tre figli, un cane in giardino. Un camper per fare le vacanze al mare. Tutti valori per i quali qualsiasi donna, ai suoi occhi, avrebbe dovuto far follie eppure il signor F. era solo. Tutte le sue fidanzate erano scappate con il solito figlio di buona donna scansafatiche senza arte né parte e lui ogni volta non riusciva a spiegarsi il perché. Semplicemente giustificava la fuga come un segno del destino: quella non era la donna giusta per lui, evidentemente.
Il signor F. era un gran lavoratore e questo tutti in paese lo sapevano e di questo lui era molto orgoglioso.
L’unica debolezza del signor F. erano i fumetti di dylan dog, per i quali nutriva una vera mania. L’acquisto di ciascun numero verso la fine del mese era un vero e proprio rito che si svolgeva secondo un preciso numero di azioni definite.
Innanzitutto la scelta dell’esemplare avveniva di mattina presto, ovvero non appena il giornalaio riceveva le copie dal fornitore. Il signor F. passava in rassegna tutte le copie scegliendo alla fine quella che presentava ai suoi occhi il minor numero di difetti. La distribuzione del colore di copertina doveva essere quanto più uniforme possibile, il dorso non doveva recare alcun segno di usura da sfregamento o altro, quindi il taglio delle pagine doveva essere regolare e secco.
L’apertura del volumetto per consentire la lettura delle pagine avveniva sempre con un angolo non superiore ai 38°, posizione ottimale affinché i bordi esterni della copertina non si lineassero.
Terminata la fase di lettura ciascun prezioso esemplare veniva prima inserito in una apposita busta e sigillato per preservare colori e carta dall’invecchiamento, quindi inserito in bell’ordine sullo scaffale della libreria dove avrebbe passato il resto dei suoi giorni in compagnia dei suoi simili.
Il signor F. era molto orgoglioso della sua collezione e anche lei lo era, perché quei volumi rappresentavano gli unici libri presenti in casa sua.
A volte, dopo aver visto la tv, il signor F. si soffermava sul balcone della sua bella casa a guardare le stelle. Gli piaceva pensare a quei puntolini luminosi come piccole pompe di benzina nel cielo, dove gli UFO potessero far rifornimento alle proprie astronavi. Ma il signor F. non era un sognatore e ogni volta, ricacciava dentro quelle stupidaggini scuotendo la testa, quindi andava in camera da letto, riponeva la divisa in ordine sulla sedia accanto al comodino, infilava il pigiama e dopo aver spento la luce, si addormentava.
Il signor F. non si poneva mai domande perché egli aveva già tutte le risposte.
Al signor F. non piaceva quando le donne lo fissavano dritto negli occhi: esse non avevano alcun diritto di farlo.
Di tanto in tanto il signor F. si concedeva una uscita con gli amici, per andare a divertirsi in qualche bar del centro e quando qualcuno gli chiedeva Che lavoro fai? Egli semplicemente rispondeva il benzinaio. Non aveva bisogno di parole inglesi per definire il suo lavoro come facevano gli amici di infanzia. Account Manger, Project Developer, Unit Reseller, Geometra. Lui era semplicemente il benzinaio e per questo tutti lo rispettavano, come il prete, il sindaco e il maresciallo della caserma.
Si, il signor F. era un uomo normale, la sua vita scorreva placida e odiava sua madre per tutte le botte che gli aveva dato da piccolo, per tutte le domande alle quali non aveva mai dato una risposta, per ogni boccone che aveva dovuto ingoiare controvoglia, per ogni volta che lo aveva pettinato con la riga sulla sinistra e lui avrebbe preferito sulla destra.
Il signor F. era un lavoratore, un uomo, un rispettabile membro della comunità ma quando la madre del signor F. scomparve, così, nel nulla, da un giorno all’altro, egli non versò nemmeno una lacrima.
La stessa sera in cui la madre del signor F. scomparve, il signor F. aveva personalmente effettuato la gettata di cemento per installare la nuova colonnina dell’aria compressa per il controllo dei pneumatici.
Il signor F. fissava ogni giorno quella colonnina e si sentiva orgoglioso di averla installata, nella sua stazione di servizio sulla strada provinciale che dal suo paese porta al successivo.

15 commenti:

Principessa ha detto...

Era da un bel pò che non scrivevi un racconto. Bello, mi è piaciuto, come tutti gli altri hai stimolato la mia curiosità parola dopo parola!

Lucignolo ha detto...

F come Fuga
Seppellire sotto una qualsiasi apparente normalità è spesso questione di sopravvivenza.
Ma non si deve mai scrollare la testa quando ci frullano dentro sogni e stelle, potrebbero cadere giù e rompersi.

Piacevole, triste, lettura. ;)

Continua la battaglia in questo periodo inquieto e mutevole...

Flavia ha detto...

Bello, ogni parola è al posto suo, non cen'é una in più o in meno...
Le sensazioni molte, ma una predomina sulle altre: non farei mai benzina dal Signor F...

Un abrazo

Flà

MasterMax ha detto...

@Principessa: già, era un po' e anche per questo stavo male. Non posso stare lontano a lungo, lo sai :D

@Lucignolo: Per alcuni i sogni sono solo improduttive perdite di tempo che solo gli scansafatiche possono permettersi, per altri sono il motore che fa girare il mondo. Diversi punti di vista che solo chi vive davvero può apprezzare. Il resto dell'umanità vive ad occhi chiusi un vita senza sogni e per questo, felice.
Io preferisco sognare ad occhi aperti :D

@Flavia: ci sono tanti signor F. Fla, più di quanti tu possa immaginare :D

Kniendich ha detto...

Mai pensare che dimenticare possa essere semplice.. soprattutto per chi, come il Sig.F. da piccolo ha subito la più grande delusione .. essere in qualche modo "rifiutato dalla madre"..

In ogni caso... ha amato talmente tanto sua madre, il Sig. F. che ha voluto tenerla sempre accanto a se... come uno di quei numeri di fumetti che paradossalmente subivano la stessa sorte della madre..

Ottimo spunto, mio caro, come sempre..

desaparecida ha detto...

ti ho "letto"
recuperando i post di qsto mese.

Per questo mi limito a dirti che poi ritorno...stasera sono fuori fase....ma ti penso e ti abbraccio forte tesoro! :)

Jane (Pancrazia) Cole ha detto...

Ho scritto un commento l'altro ieri, ma si deve essere perso nella rete.

Bel racconto. Non so se trovo più inquietante il trattamento riservato alla madre o quello ai fumetti.

Baol ha detto...

E' stato un vero piacere conoscerti :)

Paola ha detto...

Ciao Max!!!...ho letto d'un fiato...e mi ha lasciato un senso malinconico il signor F.

Renata ha detto...

Attratta, dal principio alla fine, nella speranza di dare una motivazione al sorriso che - invece - si è spento via, via.

Hai una bella capacità di adescare con la narrazione scorrevole e in qualche modo intrigante.

Questo particolare ritratto di una persona che limita le sue esigenze e ci convive serenamente è talmente vera da lasciare un po' d'amaro nel lettore.

Per lo meno in me, in quanto lettore.
Efficacissimo, comunque ! Un abbraccio renata.

Renata ha detto...

Vorrei chiarire che il mio sorriso si è spento via,via perché tu hai descritto in modo superbo il signor F. e rattrista il pensiero che persone così..esistono realmente.

MasterMax ha detto...

@Kniendich: hai colto in pieno l'assonanza tra i fumetti e la voglia di possesso generale. Grazie Mr.K.

@Desa: ti abbraccio anche io gatta nbera, quando vuoi sono qui :)

@Jane: alla fine non differisce molto, è un amore possessivo in entrambi i casi.

@Baol: è stato un vero piacere per me conoscerti. Come in casablanca, spero sia l'inizio di una bella amicizia. Ovviamente io fumando faccio Bogart :D

@Paola: grazie Paola, vuol dire allora che sono riuscito a trasmetterlo, molto lusingato :D

@Renata: mia cara muccina, come qualsiasi scrittore - e chiedo scusa ai veri scrittori se ho preso in prestito il vocabolo per me - attingo molto dalla vita reale, anche se ovviamente romanzando. Ti assicuro che c'è molta verità in questo racconto. Esistono tanti signor F. che tutti ammirano, ho solo voluto far vedere quello che a volte può esserci dietro lo specchio. Un abbraccio.

Renata ha detto...

Ciao Max.

Sono tornata per un "cin cin". ho voglia di un bibita fresca,di un sorriso e di un segno di complicità.

Hasta luego, amigo!

Alessandro ha detto...

Complimenti per il racconto... davvero toccante... l'ho letto tutto nonostante la relativa lunghezza e la mia tendenza a saltellare qua e la'...
Ahime' concordo sul fatto che ci sono persone cosi'... ma il mondo e' bello perche' e' vario...

MasterMax ha detto...

@Alessandro: ciao e benvenuto.
Si, ci sono molte persone come il signor F, racconto che considero forse tra i più reali che abbia mai scritto.
Il mondo è bello perché è avariato :)