E anche Capitan Harlock salutò la cacca nel vasino.
Capita a volte di vivere una di quelle giornate dove tutto è perfetto, tutto è andato per il verso giusto. La mattina vi siete alzati in orario e di buon umore perché siete riusciti a farvi otto ore di seguito, perché il bambino non si è svegliato neanche una volta durante la notte e perché la sera prima avete scop… fatto l‘amore come non vi capitava da tempo, con performance da attore porno. Anche il vostro alito non sa di bufalo in putrefazione e i reni non vi fanno male. Vi dirigete verso il bagno, accendete la radio e nell’esatto istante in cui il pulsante scatta, sentite il dj annunciare quella canzone che vi piace tanto e che non sentivate da tempo. Iniziate a canticchiarla e sotto la doccia notate piacevolmente che tutti i vostri muscoli si stanno risvegliando all’unisono (nel frattempo avrete sciupato l’equivalente delle riserve idriche del Burkina Faso). Vi dirigete verso lo specchio, annaspando tra il vapore da sauna finlandese che avete generato, e passate una mano sullo specchio per vedere com’è oggi il vostro aspetto. Increduli, vi accorgete che l’impiegato che solitamente vi risiede è scomparso e al posto trovate l’immagine di un figaccione tatuato. Decidete di non farvi la barba, lasciando quell’ombra che fa molto Chuck Norris. Vi pesate, e la bilancia elettronica a precisione atomica di lei vi lampeggia allegra “- 1,873234Kg”.
“Minchia?!?!...” iniziate a pensare, sempre più convinti di essere finiti in un episodio de Ai confini della realtà. Se anche così fosse, non volete saperlo e vi dirigete con l’asciugamano avvolto in vita verso la camera da letto, dove lei dome ancora nuda e sensuale avvolta nel lenzuolo quel tanto che basta per lasciare scoperta una coscia, una porzione abbondante di chiappa e la spalla destra. Aprite l’armadio dal quale non prelevate la solita cravatta regimental e la solita camicia azzurra, ma ricercate quella maglia attillata che vostro cognato vi ha regalato per natale accoppiata ad un paio di jeans e alle scarpe da tennis… eccheccazzo...!
Prima di scendere, le date un bacio e lei vi risponde con una voce da 199 “Ciao amore…mghh… a stasera…” lasciandovi intravedere una tetta.
Un po’ barzotto scendete nel box. Spegnete la sigaretta sul pavimento… eccheccazzo! Accendete la moto e vi infilate giubbotto, guanti e casco. La Milano - Meda non è quel solito ingorgo di camion e macchine provenienti da tutta l’Europa solo per farvi fare tardi e velocemente arrivate nel garage del vostro ufficio.
Tutti i colleghi fanno a gara per offrivi il caffè e in più scoprite che il vostro capo oggi è fuori tutto il giorno per una conferenza. Passate ovviamente tutta la giornata a cazzaggiare sul web spaziando dalla visita fugace a tutti i vostri giornali maschili preferiti, all’aggiornamento del vostro blog (dove notate un incremento dei visitatori del 63,74%), alla lettura minuziosa della sezione gossip della Repubblica. Nel frattempo nessuna calamità naturale ha investito la sala server e il vostro telefono è stato muto come un pesce dopo un’operazione alla trachea. Sempre più convinti che da un momento all’altro apparirà la sagoma di Alfred Hitchcock a dirvi “Buonasssera…”, aspettate allegramente le 17:59 con le cuffiette della radio nelle orecchie. Avviate la sequenza “Start - Chiudi Sessione – Arresta il sistema…” del portatile e siete già vestiti di tutto punto pronti per il ritorno serale.
“Minchia?!?!...” iniziate a pensare, sempre più convinti di essere finiti in un episodio de Ai confini della realtà. Se anche così fosse, non volete saperlo e vi dirigete con l’asciugamano avvolto in vita verso la camera da letto, dove lei dome ancora nuda e sensuale avvolta nel lenzuolo quel tanto che basta per lasciare scoperta una coscia, una porzione abbondante di chiappa e la spalla destra. Aprite l’armadio dal quale non prelevate la solita cravatta regimental e la solita camicia azzurra, ma ricercate quella maglia attillata che vostro cognato vi ha regalato per natale accoppiata ad un paio di jeans e alle scarpe da tennis… eccheccazzo...!
Prima di scendere, le date un bacio e lei vi risponde con una voce da 199 “Ciao amore…mghh… a stasera…” lasciandovi intravedere una tetta.
Un po’ barzotto scendete nel box. Spegnete la sigaretta sul pavimento… eccheccazzo! Accendete la moto e vi infilate giubbotto, guanti e casco. La Milano - Meda non è quel solito ingorgo di camion e macchine provenienti da tutta l’Europa solo per farvi fare tardi e velocemente arrivate nel garage del vostro ufficio.
Tutti i colleghi fanno a gara per offrivi il caffè e in più scoprite che il vostro capo oggi è fuori tutto il giorno per una conferenza. Passate ovviamente tutta la giornata a cazzaggiare sul web spaziando dalla visita fugace a tutti i vostri giornali maschili preferiti, all’aggiornamento del vostro blog (dove notate un incremento dei visitatori del 63,74%), alla lettura minuziosa della sezione gossip della Repubblica. Nel frattempo nessuna calamità naturale ha investito la sala server e il vostro telefono è stato muto come un pesce dopo un’operazione alla trachea. Sempre più convinti che da un momento all’altro apparirà la sagoma di Alfred Hitchcock a dirvi “Buonasssera…”, aspettate allegramente le 17:59 con le cuffiette della radio nelle orecchie. Avviate la sequenza “Start - Chiudi Sessione – Arresta il sistema…” del portatile e siete già vestiti di tutto punto pronti per il ritorno serale.
Uscite dal garage su una ruota e prendete la circonvallazione svicolando tra le auto come Mototopo inseguito da Autogatto.
E’ un istante, una frazione di secondo: la mercedes cabrio del solito figlio di papà non rispetta la precedenza sulla rotatoria e sgomma davanti a voi lasciando le fiamme sull’asfalto. Il vostro neurone primordiale si risveglia e impone al dito anulare e mignolo della mano destra di stringere la leva del freno, alla sinistra di chiudersi a pugno mentre il piede destro era già stato avvertito di piegarsi, schiacciando il pedale con tutta la forza del vostro corpo. Il cuore si era fermato già da qualche secondo. Per una fortuita coincidenza avente le stesse probabilità di beccare i sei numeri del superenalotto senza giocare neanche un numero, riuscite ad evitare l’impatto. Accostate per riprendere fiato e per praticarvi un massaggio cardiaco. E’ a quel punto che capite di non essere ancora a letto a dormire e che proprio TUTTO non poteva andare bene. Vi accendete una sigaretta, aspettando che le pulsazioni scendano ad un livello consono per un mammifero bipede. I reni tornano a farvi male, l’alito riprende subito il solito olezzo affumicato, la vostra pancetta inizia a slabbrare la maglia attillata e il cellulare inizia a squillare perché un server si è suicidato impiccandosi con il cavo di rete. Avete ancora davanti agli occhi il film della vostra vita, che avete visto scorrere tutto compresi i titoli di coda e i trailer di altre vite all’inizio dello spettacolo successivo.
Vi siete rivisti uscire dall’utero materno; correre nell studio di vostro padre con una tutina gialla per mettergli a soqquadro la libreria; andare in vacanza dagli zii e tirare una pistola di metallo in testa a vostro fratello (e prenderle come un quarto di bue durante un allenamento di Rocky). Vi siete rivisti guardare Supergulp alla TV (in bianco e nero) e cercare di procurarvi uno sfregio in faccia per somigliare a Capitan Harlock (il vostro riferimento maschile primario). E poi la prima cotta, il primo bacio alla gita della terza media, l’occupazione al liceo. Il mare, gli occhi di lei.
E’ un istante, una frazione di secondo: la mercedes cabrio del solito figlio di papà non rispetta la precedenza sulla rotatoria e sgomma davanti a voi lasciando le fiamme sull’asfalto. Il vostro neurone primordiale si risveglia e impone al dito anulare e mignolo della mano destra di stringere la leva del freno, alla sinistra di chiudersi a pugno mentre il piede destro era già stato avvertito di piegarsi, schiacciando il pedale con tutta la forza del vostro corpo. Il cuore si era fermato già da qualche secondo. Per una fortuita coincidenza avente le stesse probabilità di beccare i sei numeri del superenalotto senza giocare neanche un numero, riuscite ad evitare l’impatto. Accostate per riprendere fiato e per praticarvi un massaggio cardiaco. E’ a quel punto che capite di non essere ancora a letto a dormire e che proprio TUTTO non poteva andare bene. Vi accendete una sigaretta, aspettando che le pulsazioni scendano ad un livello consono per un mammifero bipede. I reni tornano a farvi male, l’alito riprende subito il solito olezzo affumicato, la vostra pancetta inizia a slabbrare la maglia attillata e il cellulare inizia a squillare perché un server si è suicidato impiccandosi con il cavo di rete. Avete ancora davanti agli occhi il film della vostra vita, che avete visto scorrere tutto compresi i titoli di coda e i trailer di altre vite all’inizio dello spettacolo successivo.
Vi siete rivisti uscire dall’utero materno; correre nell studio di vostro padre con una tutina gialla per mettergli a soqquadro la libreria; andare in vacanza dagli zii e tirare una pistola di metallo in testa a vostro fratello (e prenderle come un quarto di bue durante un allenamento di Rocky). Vi siete rivisti guardare Supergulp alla TV (in bianco e nero) e cercare di procurarvi uno sfregio in faccia per somigliare a Capitan Harlock (il vostro riferimento maschile primario). E poi la prima cotta, il primo bacio alla gita della terza media, l’occupazione al liceo. Il mare, gli occhi di lei.
Voi che vi rincitrullulite come Tippete in Bambi. Il militare, voi che con un fucile in mano vi sentite Rambo, convinti di potervi ricucire il braccio con l’ago e il filo di cotone marrone che mamma vi ha messo nel sacco per rammendare i calzini. E poi la partenza, il viaggio a Milano. Voi che per varie ragioni (orologio biologico di lei; voglia di topa e di trovare le camicie stirate vostra) le chiedete di sposarvi.
Poi il lavoro, la carriera, i viaggi aziendali (spesati come uno sceicco arabo). Voi che vi svegliate un giorno a San Francisco e che vi recate a prendere un frappuccino al cocco al bar di quella gnocca hawaiana.
Il vostro cellulare che squilla, lei che vi dice “amò?… Sono io…”
Voi che rispondete “Si… aspetta che ti richiamo…” chiudendo subito perché… eccheccazzo! … mi chiami sul cellulare dal telefono fisso, in AMERICA?? Ma perché non butti i MIEI soldi direttamente nel cesso, così fai prima?.
Voi che componete il numero di casa dal cellulare aziendale… eccheccazzo!
Lei che vi risponde dopo un microsquillo con la voce tremante “Amò? … sei tu?”
Voi che rispondete sarcastico, succhiando il frappuccino dalla cannuccia “No, sono il Papa: avrei la necessità di un pomp…”
Lei che non vi fa finire “Dai.. finiscila di fare lo stronzo… sono seria”.
Il vostro cervello, che si era già spento nel momento in cui avevate premuto il tasto con la cornetta verde, si riaccende di colpo (il solito neurone primordiale dormiente che comanda l’istinto di conservazione).
Poi il lavoro, la carriera, i viaggi aziendali (spesati come uno sceicco arabo). Voi che vi svegliate un giorno a San Francisco e che vi recate a prendere un frappuccino al cocco al bar di quella gnocca hawaiana.
Il vostro cellulare che squilla, lei che vi dice “amò?… Sono io…”
Voi che rispondete “Si… aspetta che ti richiamo…” chiudendo subito perché… eccheccazzo! … mi chiami sul cellulare dal telefono fisso, in AMERICA?? Ma perché non butti i MIEI soldi direttamente nel cesso, così fai prima?.
Voi che componete il numero di casa dal cellulare aziendale… eccheccazzo!
Lei che vi risponde dopo un microsquillo con la voce tremante “Amò? … sei tu?”
Voi che rispondete sarcastico, succhiando il frappuccino dalla cannuccia “No, sono il Papa: avrei la necessità di un pomp…”
Lei che non vi fa finire “Dai.. finiscila di fare lo stronzo… sono seria”.
Il vostro cervello, che si era già spento nel momento in cui avevate premuto il tasto con la cornetta verde, si riaccende di colpo (il solito neurone primordiale dormiente che comanda l’istinto di conservazione).
“Oh cazzo…!” pensate, ma rispondete “Ok, dimmi… che c’è? Tutto a posto?”.
Lei che tergiversa a causa del suo cromosoma XX, dicendovi “sai sono appena tornata dal lavoro… bla bla.. hai fatto acquisti?... bla... strabla…. hai visto per caso vestitini piccoli?”. Il vostro cervello, che non ha ancora ricevuto l’esito della decriptazione, riesce ad articolare solo un “Ehhh?... Bhò?... si… Minchia Alcatraz… uhm…si… Minchia Golden Gate… Credo… perché?... Minchia Go Indians!”.
Lei che finalmente ha pietà di voi e vi dice chiaramente (o quasi) “sai... perché… perché aspettiamo un bambino!” .
Voi che pensate “Oh...Oh… mamma… ”.
Flashback: api, fiori, polline, film porno al militare, vostra cugina incinta (ma che c’entra? Bhò?).
Voi che proferite la solita fatidica domanda per essere assolutamente certi e sicuri di aver capito bene “MA… VUOI DIRE CHE SEI INCINTA?”. Siete un uomo e per giunta un programmatore: capite solo pochi concetti con poche parole base alla volta. Nel frattempo il panico ha già preso il sopravvento tra i vostri neuroni. Alcuni si buttano dai grattacieli come nel crollo della borsa di Wall Street del ’29.
Flashback: api, fiori, polline, film porno al militare, vostra cugina incinta (ma che c’entra? Bhò?).
Voi che proferite la solita fatidica domanda per essere assolutamente certi e sicuri di aver capito bene “MA… VUOI DIRE CHE SEI INCINTA?”. Siete un uomo e per giunta un programmatore: capite solo pochi concetti con poche parole base alla volta. Nel frattempo il panico ha già preso il sopravvento tra i vostri neuroni. Alcuni si buttano dai grattacieli come nel crollo della borsa di Wall Street del ’29.
Lei che vi biascica scoppiando a piangere un “… SSSCI!”.
BOOM… il vostro cuore che cadendo, si incastra fra le dita dei piedi.
ARIBOOMBOOM… le vostre palle che cadono pensando al tanga rosso con il filo interdentale che le avete comprato ieri da Victoria’s Secret, spendendo un capitale.
ARIARIBOOM… eccheccazzo! Il frappuccino sui pantaloni.
BOOM… il vostro cuore che cadendo, si incastra fra le dita dei piedi.
ARIBOOMBOOM… le vostre palle che cadono pensando al tanga rosso con il filo interdentale che le avete comprato ieri da Victoria’s Secret, spendendo un capitale.
ARIARIBOOM… eccheccazzo! Il frappuccino sui pantaloni.
Non capite perché, ma fiotti di lacrime iniziano a sgorgarvi copiose dagli occhi come nei cartoni giapponesi, la voce si affievolisce e vi ritrovate a piangere al telefono assieme, parlandovi per monosillabi.
“MGhhh…amore…sbghh”
“Sbghh… Si… anch’io… bghhh…”
Per fortuna il vostro neurone primordiale riesce ad immobilizzare il vostro unico neurone finocchio (quello responsabile del vostro lato sensibile, che nella confusione era riuscito ad evadere) richiuderlo nuovamente nello sgabuzzino e a schiacciare il pulsante rosso dell’unità di crisi. Una sirena vi riecheggia nelle orecchie. Aprite gli occhi. Vedete i vostri colleghi americani che vi fissano attoniti con una tazzona di caffè in una mano e un toast al formaggio nell’altra. Cercate di ricomporvi alla meno peggio facendo finta che tutto vada bene. Il più coraggioso si spinge verso di voi e vi accenna un “Are you feel ok?” di cortesia. Fate cenno di si con la testa cercando di disperdere la folla.
Vi sentite euforici, strani, felici, ansiosi, depressi, allegri, in un frullato emotivo alla fragola mai provato.
Nel frattempo i vostri livelli vitali si sono ristabiliti e pensate che sia ora di tornare a casa. Vi infilate il caso e ripartite. Per tutto il tragitto la vostra mente continua il montaggio analogico del film della vostra vita degno della fantozziana corazzata Potëmkin. La rivedete appena incita con le tette enormi, poi arrotondarsi sempre di più, sempre di più fino al momento in cui espelle quel piccolo fagotto urlante che all'inizio non sapevate come gestire e che non accettavate. Il primo pannolino, cambiato solo per dovere. Il primo sorriso (suo), il primo anno insonne (vostro). Lui che vi conquista sempre di più con la sua disarmante risata mentre si infila dentro il vostro trolley, aperto sul letto per prepararvi al prossimo viaggio. Voi che vi sciogliete sempre di più e iniziate a volergli bene, davvero. Arrivate a casa. Aprite la porta. Vostro figlio vi corre incontro gridando ...ppapppà… con le braccia alzate per farsi prendere in braccio. Lei nel frattempo è rientrata nelle più consone vesti di mamma e vi bacia di fretta, mentre è intenta a preparare la cena. I vostri occhi si incrociano, lei vi strizza l’occhio e vi sorride amorevole. Voi le date una pacca sul sedere, schioccandole un altro bacio sul collo. Vi sedete a tavola. Mangiate con una mano tenendo con l’altra vostro figlio, seduto sulla gamba destra: un boccone è per voi, l'altro è per lui. Lei nel frattempo vi parla della sua giornata e voi, stranamente, questa volta l’ascoltate interessati (sul serio, non facendo solo di sì con la testa come al solito).
Dopo cena, vi ritrovate in bagno a fissare vostro figlio seduto sul vasino mentre sfoglia un vecchio atlante, indicarvi gli animali facendovi ora il verso dell’elefante, ora quello della foca.
Nel frattempo i vostri livelli vitali si sono ristabiliti e pensate che sia ora di tornare a casa. Vi infilate il caso e ripartite. Per tutto il tragitto la vostra mente continua il montaggio analogico del film della vostra vita degno della fantozziana corazzata Potëmkin. La rivedete appena incita con le tette enormi, poi arrotondarsi sempre di più, sempre di più fino al momento in cui espelle quel piccolo fagotto urlante che all'inizio non sapevate come gestire e che non accettavate. Il primo pannolino, cambiato solo per dovere. Il primo sorriso (suo), il primo anno insonne (vostro). Lui che vi conquista sempre di più con la sua disarmante risata mentre si infila dentro il vostro trolley, aperto sul letto per prepararvi al prossimo viaggio. Voi che vi sciogliete sempre di più e iniziate a volergli bene, davvero. Arrivate a casa. Aprite la porta. Vostro figlio vi corre incontro gridando ...ppapppà… con le braccia alzate per farsi prendere in braccio. Lei nel frattempo è rientrata nelle più consone vesti di mamma e vi bacia di fretta, mentre è intenta a preparare la cena. I vostri occhi si incrociano, lei vi strizza l’occhio e vi sorride amorevole. Voi le date una pacca sul sedere, schioccandole un altro bacio sul collo. Vi sedete a tavola. Mangiate con una mano tenendo con l’altra vostro figlio, seduto sulla gamba destra: un boccone è per voi, l'altro è per lui. Lei nel frattempo vi parla della sua giornata e voi, stranamente, questa volta l’ascoltate interessati (sul serio, non facendo solo di sì con la testa come al solito).
Dopo cena, vi ritrovate in bagno a fissare vostro figlio seduto sul vasino mentre sfoglia un vecchio atlante, indicarvi gli animali facendovi ora il verso dell’elefante, ora quello della foca.
Quando eri scapolo e le coppie sposate ti rendevano partecipe con dovizia di particolari circa le deiezioni del proprio pargolo con frasi del tipo “Ma lo sai che mio figlio, l’altra sera, ha fatto 347g. di cacca? Scura, con venature verdi color spinacio e un accenno di pomodoro, tutto da solo!”, tu pensavi “ecchecazzo...! Ha fatto uno stronzo, mica ha confutato le teorie sulla meccanica quantistica!”. Ma adesso è VOSTRO figlio che alzandosi dal vasino, ne controlla incuriosito il fondo.
C’E’ L’HA FATTA! HA PRODOTTO! DA SOLO! PER LA PRIMA VOLTA!
Guardate teneramente Lui, che inizia ad applaudirsi al ritmo di “braooo… braooo...” e alzandovi dal bordo della vasca, cercate di far riprendere la circolazione sanguigna alle vostre chiappe. Voi che chiamate lei per renderla partecipe dell'accaduto. Lei che comincia ad applaudire contenta. Voi che applaudite contenti e sereni come non vi sentivate da tempo. Voi che raccogliete il prezioso scrigno a forma di orsacchiotto blu, e ne scaricate il contenuto nel water, cominciando a salutarlo debitamente insieme al pargolo prima di tirare lo sciacquone.
Guardate teneramente Lui, che inizia ad applaudirsi al ritmo di “braooo… braooo...” e alzandovi dal bordo della vasca, cercate di far riprendere la circolazione sanguigna alle vostre chiappe. Voi che chiamate lei per renderla partecipe dell'accaduto. Lei che comincia ad applaudire contenta. Voi che applaudite contenti e sereni come non vi sentivate da tempo. Voi che raccogliete il prezioso scrigno a forma di orsacchiotto blu, e ne scaricate il contenuto nel water, cominciando a salutarlo debitamente insieme al pargolo prima di tirare lo sciacquone.
"taooo... taooo..." esclama contento e soddisfatto Lui, fissando il frutto della sua produzione interna galleggiare nell'acqua.
"ciaooo... ciaoo..." proferite sorridenti voi, corredando il tutto con l'usuale gesto ondulatorio della mano destra.
Posate accanto alla tazza l'innoccente pitale e iniziate a girare la maniglia dello scarico.
E' in quel momento, nell'esatto istante in cui l'acqua del cesso scorre via per dare degna sepoltura marina al simbolo tangibile (ed estremamente odoroso) della prima vera azione adulta di vostro figlio che vi rendete conto, per la vostra prima volta che anche Capitan Harlock… è diventato papà!
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[NdA] Ogni rifertimento a fatti, persone o situazioni realmente accadute NON è assolutamente casuale. (Anno 32°, Vita IV)
[foto1] Gustav Klimt, Il bacio (1907-1908)
7 commenti:
Bellissimo...alla fine mi sono quasi commossa. Bravo riesci sempre ad incuriosirmi mentre leggo riga dopo riga, mi ha particolarmente colpito :-)
LOLllissimo!!!!
allora inizio anch'io a pesare quella di Eli... magari faccio un sistema usando il elgo mindstorm.
ACQ
Ma porca puttana! Che rottura di balle!
Cerca di scrivere di meno che m'hai fatto bruciare la cena!!!
AHAHAHAH!!!
Grande!
Un salutone a Renzuccino!!!
... e tu perché hai continuato a leggere allora! Se hai bruciato la cena vuol dire che almeno un pò ti è piaciuto ;-)
Una bacio frà!
eccerto che m'è piaciuto... :D
davvero.. bello questo e anchge gli altri... sembra che da qualche parte tu abbia imparato a scrivere... :P
Bellissimo... finalmente ho avuto il tempo di leggerlo e lo fatto in tempo record!
Sei bravissimo ^_^
Continua così!! Davvero!!!
Pam
fiuuuuu... è stata dura arrivare fino in fondo vista la prolissità del post, però ammetto con piacere che la scrittura fluida ha aiutato molto!
bravo e complimenti! :)
... alla prossima,
M@;-)
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