Senza titolo - 1/4

Nell’aria la colonna sonora di Nuovo Cinema Paradiso diffusa dalle casse del portatile volteggiava leggera danzando con il grigio fumo della sigaretta, lasciata accesa sul posacenere di ceramica bianca con impresso il marchio in oro dell'Hotel. Nel frattempo una goccia di sangue lasciava la sua scia color vermiglio scivolando lentamente lungo il monitor, parallelamente alla barra di scorrimento, giù fino all’icona dell’orologio. Il fedele servitore tecnologico attendeva paziente vocaboli successivi che non sarebbero mai arrivati. Il riproduttore di mp3 aveva portato a termine la sua esecuzione e nessuna etoile virtuale danzava più con i flutti fumosi di una sigaretta arrivata al filtro come colui che le aveva infuso la vita. L’icona del messanger aveva diligentemente modificato il suo stato in “non al computer”…
Andrea alzò gli occhi dal monitor e fissò il cielo azzurro attraverso i vetri sporchi e opachi della finestra di legno marcio e scrostato posta sopra la sua scrivania di scrittore. L’alba aveva ceduto il posto alla mattina e un timido raggio di sole si era insinuato nella stanza. Spostò leggermente la testa e la pose al centro del fascio di luce. Chiuse gli occhi e si lasciò cullare dal sole. Quando ne fu sazio, dopo aver sollevato i suoi pesanti occhiali sopra la fronte, si allungò sulla poltrona, emise un lungo e liberatorio sbadiglio e si torturò per un po’ le palpebre con i polpastrelli in un movimento ora circolare, ora ondulatorio, per cercare di mandar via la stanchezza di un'altra notte insonne. Attese qualche istante che i puntini luminosi che gli erano comparsi davanti agli occhi scomparissero del tutto e che la luce tornasse a rischiarare i suoi occhi azzurri. Quindi, come in uno scatto d’ira, iniziò a rovistare tra la montagna di fogli stampati, di bollette scadute e di cartacce del McDonalds che incorniciava i lati del portatile, alla ricerca del pacchetto di sigarette. Una volta che ebbe rintracciato il prezioso scrigno, gli cacciò subito dentro l'indice, per sincerarsi della presenza del tesoro. C’era. Lì, nascosta in un angolo. Appiattita alle pareti. Come se non volesse uscire dalla sua tana. Andrea strappò del tutto la carta argentata dal pacchetto di MS morbide e la estrasse dalla sua elsa. La raddrizzò per bene con le dita e la battè un paio di volte sul tavolo per compattarne il contenuto. Accese il fornello della cucina, si abbassò e finalmente assaporò con piacere la prima boccata della mattina. Uscì fuori nel balcone e si appoggiò alla ringhiera con la preziosa amica tra le dita ormai ingiallite, girovagando con lo sguardo per il quartiere, in attesa che l’ispirazione si degnasse di fargli nuovamente visita.
Era stato in quell’occasione che Andrea, tra un’operazione di bonifico e una di versamento, aveva sfilato un modulo per la richiesta di contanti dalla vaschetta e quasi senza rendersene conto, aveva iniziato a scrivere sul retro. Quel piccolo paragrafo era uscito fuori dalla sua mano sinistra così, di getto. Come se qualcuno o qualcosa si fosse impadronito di lui, piombando nella sua esistenza come una granata sul tetto di una casa.
“Mi scusi…” aveva risposto Andrea rivolto al cliente mentre, cercando di non farsi notare, piegava il foglietto in quattro.
“Sarò da lei tra un attimo…” aveva continuato, mentre infilava al sicuro nella tasca interna della giacca quelle parole.
Quella sera tornando a casa, entrò nella cartoleria posta all’angolo della via. Giusto qualche numero prima del suo palazzo. Doveva sancire in qualche modo il nuovo patto.
“Buona sera signor Fausto” aveva risposto Andrea.
“Che ti serve questa volta? Altre bustine per i tuoi fumetti?” aveva domandato divertito il signor Fausto, che ben conosceva la sua passione.
“No. Questa volta avrei bisogno di un blocco per gli appunti. Ma non uno di quelli da poco. Uno bello. Uno di quelli che viene la voglia a scriverci su. Poi anche qualche matita e una gomma, per favore” aveva risposto Andrea.
“Ehi… cos’è? Hai deciso di fare lo scrittore? E bravo Andrea!” disse senza pensare il vecchio commerciante mentre, sorridendo, tirava giù dallo scaffale una grossa scatola di cartone.
Andrea a quella battuta si era sentito scoperto, nudo. Come se si sentisse colpevole dell’accusa rivoltagli dal vecchio cartolaio. Come se il vecchio saggio fosse già a conoscenza di ciò che era accaduto solo qualche ora prima e della decisione che ne era scaturita.
“No… ehm… no… ah… devo… solo prendere alcuni appunti…” aveva cercato di sdrammatizzare Andrea con la voce tremante di chi, una volta scoperto, cerca di sviare negando.
“Ecco qui. Mi sono appena arrivati questi. Guarda che belli. Hanno le pagine più spesse… eh… questa bella carta viene da Fabriano e si vede!” si era vantato il venditore.
“Va benissimo questo” aveva risposto Andrea, per cercare di fuggire il prima possibile da quel luogo. “Quanto le devo?”.
“Fanno… aspetta… il blocco, le matite, la gomma… sì… sono 11 euro” aveva distrattamente replicato il signor Fausto. “Facciamo 10… và!”
Andrea aveva pagato senza esitare. Raccolse il pacchetto contenente il materiale acquistato che il vecchio cartolaio aveva provveduto ad avvolgere in un foglio di carta leggera color marrone e, dopo averlo salutato e raccolto i saluti per i suoi genitori, si era incamminato di buon passo verso casa, impaziente di riprendere il discorso interrotto bruscamente nel pomeriggio.
(continua - seconda parte)