mercoledì 19 marzo 2008

AB qualcosa o AB normal ?

Sono una persona strana, e questo è un fatto. La mia vita è un continuo altalenarsi di momenti che vanno dalla produttività estrema alla totale apatia. Ci sono giorni ad esempio in cui riesco a svolgere da solo in poco più di una giornata lavorativa, il lavoro che normalmente verrebbe svolto in una settimana da due persone. Ce ne sono altri in cui per svolgere un compito che richiederebbe non più di una o due ore di lavoro, impiego due o tre giorni. E anche questo è un fatto. Se prendiamo quindi i due postulati e li mettiamo in quadrante cartesiano, potrei definire una giornata normale quella in cui il comportamento medio si pone al centro tra i due estremi. Quindi, nella migliore delle ipotesi, la mia normalità non supera mai il 50%. Ma qual'è la vera normalità? Volendo analizzare matematicamente il concetto, potrei definire normale un comportamento x, se tale azione rientra nella media delle azioni compiute giornalmente dalla maggior parte delle persone. Ora, non potendo analizzare il comportamento di tutta la popolazione terraquea, sia per l'esiguità dei mezzi a mia disposizione, sia per l'immane rottura di coglioni che comporterebbe, posso statisticamente definire un campione di persone e su quello basare la mia ricerca scientifica.
Dall'analisi del campione preso in esame, i comportamenti medi risultano quindi essere:

a. Pensare con qualche mese di anticipo alla meta per le prossime vacanze di Pasqua e/o Primo Maggio e/o Natale, etc. e contare i giorni che mancano ad essi.
b. Tifare per una squadra di calcio e a volte dover prendere la valeriana per sedare l'ansia da prestazione in vista di un match importante.
d. Riconoscere Ratzingher (o come cavolo si scrive) come una carica ecclesiastica o comunque una persona cui fare riferimento.
e. Non pensare costantemente alla propria compagna come un oggetto del desiderio, ma piuttosto alla bionda del negozio all'angolo.

Se tale campione fosse uno dei test di cioè, avrei totalizzato zero punti. Ciò significa che, secondo la mia teoria, anche la mia presunta normalità che pensavo si attestasse al 50%, in realtà si riduce ad un risibile 12,3% circa. Ovviamente non vi svelerò mai l'algoritmo usato per effettuare tale calcolo, ma sappiate solo che a me di essere normale non me ne frega un cazzo.
A me piace battere il cucchiaino sulla crosta bruna della crema catalana per romperne il guscio, parlare della giornata svolta a tavola con la propria famiglia, farmi tirare il dito da qualcuno prima di mollarne una, pensare che il mondo sarebbe migliore se la gente imparasse ad ascoltare il proprio cuore e non le banalità di un pastore tedesco, assaporare l'odore sprigionato dal legno dopo aver tagliato un nodo.
Adoro guardare il disegno che la mia piccola peste mi ha regalato ieri esclamando: domani è tua festa papà! e vederlo bellissimo. Adoro la mia anormalità.

giovedì 13 marzo 2008

Appunti sparsi di un viaggio consulenziale...

Sveglia alle 5, senza caffè, senza volontà. Solo la doccia a rischiarare i pensieri, a farli rientrare nella testa come tarli che rodono il legno: sempre più in profondità, sino a farlo marcire. La borsa nera aspetta silenziosa nell'ingresso: pigiama, calze, mutande, camicie. La cravatta no... non la metto.
Bacio la mia compagna, la mia amante e il frutto del nostro amore che dorme, beato e sicuro al suo fianco dopo la rapida e definitiva incursione notturna nel nostro talamo. Vado via alle prime luci del giorno. L'odore di nuovo della macchina penetra nelle mie nari, portando alla mente il ricordo delle sveglie collettive a causa dell'unicità del mezzo di trasporto. Vado via contento di essere finalmente il solo ad essersi svegliato, stamattina.
Corro per la strada vuota, pensando a ciò che mi aspetta a destinazione. Arrivo. Parcheggio. La fila per l'imbarco è piena di uomini soli con la propria valigia, pendolari del cielo come me. Il solerte addetto individua all'interno del mio bagaglio una potenziale arma di distruzione di massa: ben 100 ml di deodorante contenuti in una bomboletta. La sequestra: il bene comune richiede sacrificio.
Lo scossone dell'atterraggio sul suolo romano mi risveglia dal pisolino iniziato subito dopo aver diligentemente sistemato il bagaglio sulla cappelliera. Seguo il gregge verso l'uscita. Una sigaretta di straforo prima di prendere il treno è d'obbligo.
Arrivo a destinazione pronto ad iniziare il lavoro. Facce vecchie si rincorrono in un nuovo ambiente che di nuovo ha solo la puzza della vernice. Riunioni, installazioni, riunioni, problemi, riunioni, problemi, installazioni. Il lavoro è terminato, è ora di chiamare un taxi per tornare finalmente a casa.


[ Ci sono uomini che provano ogni giorno a fare la differenza.
Ci sono amori solidi come castelli di carta e altri che sfidano l'eternità.
Io faccio il mio e guardo in faccia il sole... con tutta la forza che posso]
John Doe

giovedì 6 marzo 2008

... sette ...otto ...nove ...Dieci e Lode!

Dove eravamo rimasti? O come diceva il mio professore di statistica alle superiori dove eramo arrivati? Ma al meme ovviamente! Per la precisione il "Premio D eci e lode" conferitomi da quella splendida forma d'arte che corrisponde al nome di Maria Rita, con la seguente motivazione: "per la divertente ironia con cui riesce a discutere tutti, ma proprio tutti gli argomenti!".

Premio D eci e lode

Ok, adesso dovrebbe partire la base di titanic e dovrei ringraziare il mio produttore, la piccola peste, il coniglio, la mia compagna di vita, il panettiere etc. etc. etc tenendomi le lacrime con le dita per non far colare il mascara. Ma non lo farò per tre motivi:

1. Non porto il mascara (con grande gioia della mia compagna)
2. Titanic mi sta sul c...
3. Avevo detto tre? Vabè... allora due.

Insomma, che dire, il premio è arrivato gradito come un bicchiere di JD on the rocks (... a proposito... quasi quasi) , come tutti quelli che avete avuto la bontà di affibbiarmi. E adesso, prima che il mio ego continui a gonfiarsi tanto da strappare la maglietta come Hulk, passo alle nomitation.

Ho il piacere di conferire il premio a 3 blogger:

Sergio: per la sua abilità nell'appassionarmi ogni volta che leggo un suo racconto, con il suo modo di scrivere fresco e alla sua ironia mescolata sempre ad una dose di amarezza, e alla fine mi ritrovo sempre con gli occhi lucidi.

Janas: per il suo essere così ... cosi... splendidamente Janas! Le sue parole, le sue foto sono capaci di trasportarmi nella sua campagna e senza accorgermene mi ritrovo disteso al sole di Sardegna a fumare...

Chiara*: è da poco che leggo i suoi post, ma ho subito trovato quell'affinità nel suo modo di pensare ed affrontare la vita che l'ha subito fatta entrare di diritto nel mio blogroll.

Desaparecida: La mia Desa, la splendida gatta nera capace di avermi fatto conoscere più poeti della mia professoressa di italiano.

Ross: che volete farci? La adoro! Non posso fare un meme ed assegnare qualsiasi premio senza citarla.

Avevo detto tre? Azz... stasera non ci prendo proprio...

mercoledì 5 marzo 2008

Ho solo vissuto.

Tlak... tlak... la porta è aperta, le valigie deposte per terra. Butto le chiavi nel cestino sulla mensola dell'ingresso. Il buio avvolge la casa. Apro le finestre, cercando di fare andar via l'odore di chiuso. Un ragnetto ha deciso di occupare abusivamente l'angolo tra la finestra e il balcone: lo sfratterò più tardi. Tornare in questa casa, seppur virtuale, dopo tanti giorni di assenza provoca le stesse sensazioni del rientro dopo un lungo viaggio. La luce del giorno torna a filtrare dai vetri opachi delle imposte, rischiarando i luoghi familiari, gli oggetti. La patina di polvere depositata sui mobili, sullo schermo del televisore, sulle penne inserite ordinatamente nella tazza della scrivania testimonia la lunga assenza. E' ora di riprendere le vecchie abitudini, di rivedere i vecchi amici.
Cosa ho fatto in tutti questi giorni? Semplice: ho vissuto.
Ho vissuto lavorando 5 giorni su sette in ufficio e 2 su sette al box, per renderlo migliore, pulito, per renderlo finalmente mio. Ho rasato i muri, intonacato, verniciato le pareti e il pavimento. E' pronto, anche se manca ancora la verniciatura della porta, ma quello verrà con calma. E' arrivato il momento di costruire, di rinnovare. Tra poco toccherà alla casa, quella vera: dovrò sostituire gli infissi, cambiare il bagno, mettere il parquet nelle stanze, pianificare, preventivare, intonacare, verniciare. Devo fare coincidere tutto, il tempo è poco e i soldi anche di meno, ma sono fiducioso.
Nel frattempo, tra una pennellata e l'altra, pensavo ai miei amici. Forse anche loro in quel momento si stavano domandavano cosa stessi facendo. Mi sarebbe piaciuto passare da loro in silenzio, guardando dalla finestra cosa stessero facendo, senza disturbare, senza avere la forza di bussare al vetro per dire semplicemente "Ehi, ci sono!".
E' uno dei miei tanti difetti: penso, e forse lo do per scontato, che gli amici ci siano sempre, anche dopo una mia fuga. Spesso non mi faccio sentire per giorni, mesi a volte. Ma l'amicizia, quella vera, si misura forse nel numero delle volte in cui ci si sente? In cui ci si domanda ehi, come stai? A volte la vita ti trascina via dagli affetti e silenziosa fa volare i giorni; senza farci caso ti ritrovi a girare un'altra pagina del calendario. Ed un'altra e un'altra ancora. Cosa hai fatto? Nulla, hai solo vissuto. Ma a volte è anche bello vivere, semplicemente, senza ricordi particolari. Con l'unica sensazione di aver attraversato un periodo sereno, senza novità, senza nulla da dover raccontare.
E gli amici? Si ricorderanno ancora di te?
Mi piace pensare di si perché l'amicizia, quella vera, riesce ad attraversare il continuum spazio temporale, le distanze, i silenzi.
"Ehi, come va?"
domanderai candidamente, come se ci si fosse lasciati il giorno prima e guardandosi negli occhi, lui capirà.

[Amico mio, accanto a te
non ho nulla di cui scusarmi,
nulla da cui difendermi,
nulla da dimostrare: trovo la pace...
Al di la' delle mie parole maldestre
tu riesci a vedere in me
semplicemente l'uomo.]

~ Antoine de Saint-Exupery ~

P.S. Tornerò presto alle vostre finestre, amici miei e questa volta busserò.