mercoledì 31 marzo 2010

Nient'altro che un clown.

Mai come in questo strano e distorto periodo, un libro come 1984 di Orwell mi sembra quantomai la semplice cronaca delle odierne vicissitudini più che un semplice libro di ucrònia.
Come un clown, ogni mattina dipingo il mio volto per cercare di fare del mio meglio sulla pista del circo, tra le bestie feroci, per compiacere il pubblico pagante e cercare di proteggere chi amo dai nuovi e vecchi dittatori.



Noi ti ringraziamo nostro buon Protettore per averci dato
anche oggi la forza di fare il più bello spettacolo del mondo.

Tu che proteggi uomini, animali e baracconi,
tu che rendi i leoni docili come gli uomini
e gli uomini coraggiosi come i leoni,
tu che ogni sera presti agli acrobati le ali degli angeli,
fa' che sulla nostra mensa non venga mai a mancare pane ed applausi.

Noi ti chiediamo protezione, ma se non ne fossimo degni,
se qualche disgrazia dovesse accaderci, fa che avvenga dopo lo spettacolo
e, in ogni caso, ricordati di salvare prima le bestie e i bambini.

Tu che permetti ai nani e ai giganti di essere ugualmente felici,
tu che sei la vera, l'unica rete dei nostri pericolosi esercizi,
fa' che in nessun momento della nostra vita
venga a mancarci una tenda, una pista e un riflettore.

Guardaci dalle unghie delle nostre donne,
ché da quelle delle tigri ci guardiamo noi,
dacci ancora la forza di far ridere gli uomini,
di sopportare serenamante le loro assordanti risate
e lascia pure che essi ci credano felici.

Più ho voglia di piangere e più gli uomini si divertono,
ma non importa, io li perdono, un pò perchè essi non sanno,
un pò per amor Tuo, e un pò perchè hanno pagato il biglietto.

Se le mie buffonate servono ad alleviare le loro pene,
rendi pure questa mia faccia ancora più ridicola,
ma aiutami a portarla in giro con disinvoltura.

C'è tanta gente che si diverte a far piangere l'umanità,
noi dobbiamo soffrire per divertirla;

manda, se puoi, qualcuno su questo mondo capace di far ridere me
come io faccio ridere gli altri.



Principe Antonio de Curtis, in arte Totò.

mercoledì 10 marzo 2010

Polveroni e Polverini

Torneremo un bel giorno in quel di piazzale Loreto,
a festeggiar l'odioso dittatore nuovamente appeso.

Ma fino ad allora, senza corde nè saponi,
continueranno senza sosta a romperci i coglioni!

E quando ormai canuto
ai nipoti spiegherò l'accaduto,
dirò lor senza arroganza: "colpa mia non fù, ma dell'ignoranza!"

lunedì 8 marzo 2010

Che cos'è il genio?

"Che cos'è il genio?" si domandava il Perozzi nel primo atto di Amici Miei, riferendosi allo scherzo del vasino del Necchi.
"È fantasia, intuizione, decisione e velocità di esecuzione" chiosava al termine.
Perché il genio non puoi impararlo, devi averlo dentro, coltivarlo sin da piccolo senza vergognartene mai.
Il genio è quell'istinto che ti consente di risolvere i problemi con una semplice intuizione.
Non è prendere una decisione, ma applicarla con rapidità e fermezza.
Il genio è quello che ti porta a ridere anche e soprattutto quando in una situazione non c'è molto da ridere e in quello, trovare la forza di andare avanti.
Il genio è divertirsi, è ridere della vita più di quanto essa non lo faccia già con noi.
E' rispondere semplicemente "si" alla domanda se fosse quello il cellulare della sig.ra Federica T. quando una inaspettata e sconosciuta chiamata internazionale arriva sul tuo cellulare personale, mentre stai fumando una sigaretta fuori sul cortile. Così', con naturalezza e senza pensarci due volte.
E' quello che ti fa rispondere istintivamente "io sono un suo amico, Federica è sotto la doccia, lei chi è?" alla voce maschile che continua a domandarti chi sei.
Il genio è quello che ti ripaga ascoltando il marito (quello vero) che impreca verso di te e la grandissima messalina della quale tu non conosci nemmeno le fattezze.
E' quello che, non pago di ciò, ti fa andare avanti a rispondere con voce basita di come Federica non ti avesse detto nulla di avere un marito e dei figli (informazioni appena recepite dal malcapitato).
Di averla solo conosciuta qualche giorno prima e di come lei ti avesse mosso tutte quelle avances. Di come lei seppur più grande di te (desumendolo dalla voce non più giovane del marito), sapesse ben compensare la sua età con la sua immensa voglia e spregiudicatezza.
Il genio è quello che fa in modo che tutte le tue supposizioni, in un modo o nell'altro, vadano ad incastrarsi come tessere di un mosaico all'interno della vita delle due ignare vittime e chissà perché non porta il telefonico cornuto a chiedere quelle semplici spiegazioni che avrebbero fatto subito crollare il castello di carte che avevi costruito sul nulla, ma semplicemente a crederci.
Il genio è quello che ti porta a scusarti di averle trombato senza sosta la moglie per due giorni, perché tu non sei un rovina famiglie e non potevi immaginare; che ti porta a chiedere di richiamare fra 10 minuti, giusto il tempo di avere la possibilità di chiarirti con la meretrice sotto la doccia.
Il genio è sentirsi rispondere "certo, che poi tocca a me fare due conti con quella puttana!".
Il genio è chiudere il telefono, spegnere la sigaretta e tornare al lavoro di tutti i giorni con il sorriso sulla faccia, senza il minimo senso di colpa.
Basta poco in fondo per cambiare una vita, ma ancora meno per essere dei grandissimi bastardi.